CITAZIONE (Marco Guidi @ 22/1/2020, 22:45)
Il detto ''si deve fare così perchè si è sempre fatto così'' non fa per me , ho accorciato la focale dei miei dobson fino a f/3,5 , di un 60cm per essere precisi , il punto non è se si possa o meno , il punto è quanto ci si possa accontentare...
Bravo Marco !, condivido questo atteggiamento, critico ma consapevole che da qualche parte esistono soluzioni da provare e sperimentare.
Il punto fondamentale è questo in cui chiedi: “quanto ci si può accontentare”.
La domanda merita una analisi che entri bene nel merito e che separi l’aspetto puramente ottico e teorico da quello pratico dell’utilizzazione finale, ma andiamo per ordine:
CITAZIONE (Marco Guidi @ 22/1/2020, 22:45)
dire però che una determinata ottica fornisca stelle puntiformi su tutto il campo mi porta a chiedere , ma QUANTO puntiformi?
Nel mio caso del 300rc f7,
10 Micron sul piano focale , all’interno in un campo di 15 mm ( sempre sul piano focale ) con centro sull’asse ottico, oltre il quale le dimensioni dello spot luminoso cominciano ad essere superiori al disco di Airy, per limiti dello stesso dello schema ottico. Per “stelle puntiformi”, infatti intendo quelle fornite dal sistema ottico, quando le riflessioni sono convergenti all’interno del disco di Airy. Per ogni sistema ottico corretto quanto si vuole, come sappiamo non è possibile vedere dettagli più piccoli , proprio perché si è raggiunto il limite che è dato della diffrazione , cioè dalle dimensioni del disco di Airy.
Fin qui la teoria, la pratica invece ci dice che non basta avere un’ottica corretta, ci sono altri aspetti : ottiche aggiuntive ( correttori, oculari, barlow ecc ) e aspetti meccanici di deformazioni date dal peso, collimazioni , termici di acclimatamento, seeing e… chi più ne ha più ne metta…
Per questo dico che l’ottica va sempre testata e valutata in laboratorio, perché è solo li che possiamo isolare lo specchio dal sistema finale e valutare la qualità della figura, in altri modi bisognerebbe conoscere a priori il contributo di tutti questi elementi aggiuntivi sul deterioramento dell’immagine.
Il
Roddier è un formidabile strumento di analisi, ma
testa il sistema nel suo insieme comprensivo di tutti gli aspetti detti prima e, se con
un solo specchio “curvo” come il Newton, si riesce comunque ad isolare alcuni difetti dovuti alla figura più o meno corretta (sferica,bordo ribattuto, zona , astigmatismo) , la stessa cosa non può essere fatta con un sistema a più specchi conici.
Un Roddier, come qualunque analisi che si basa sulla figura intra-extra focale di una stella al pari dello star test, non potrà mai dirci se in un sistema a due specchi, i difetti rilevati appartengono al primario al secondario o alla combinazione degli stessi.
Ad esempio due specchi iperbolici RC “perfetti “ in laboratorio, producono 1/4 lambda di sferica se la distanza tra gli stessi viene alterata di 1 mm rispetto a quella di progetto. Il roddier rileverebbe solo la presenza di sferica senza darci nessuna indicazione sulle cause.
Per tornare alla domanda iniziale, vediamo qual è il comportamento di un Newton “perfetto” a
F6.
Il campo corretto sul piano focale, dove la dimensione dello spot luminoso non è superiore a quella del disco di Airy, è di una decina di millimetri e infatti tutti sappiamo quanto sia piacevole osservare in un F6. Gli elementi esterni e aggiuntivi ( termiche, seeing, deformazioni ecc ) non fanno altro che ridurre sensibilmente le prestazioni potenziali del primario, da cui l’esigenza di ottimizzare tutti gli altri aspetti.
Nell’immagine che segue l’analisi degli spot a confronto tra un
Newton 600 F6 ed un RC 600 F6 in un campo sul piano focale di
10x 10 mm.
Il cerchietto bianco è il
disco di Airy che in questo caso misura
8 micron, ovviamente tutto è esageratamente ingrandito per una migliore leggibilità.
Se invece, prendiamo un
Newton F3, il campo corretto non supera i
2 millimetri sul piano focale!, per avere gli spot non superiori a quelli dell'F6, dobbiamo ridurre il campo sul piano focale ad un quadrato di 2x2 mm. Qualsiasi cosa osserviamo al di fuori di questa ristretta zona sul piano focale è deformata dalla coma con inevitabile perdita di dettaglio accompagnata da quella brutta sensazione che si ha quando si vede a fuoco solo il centro. Gli elementi esterni ( come il cattivo seeing ) in questo caso “aiutano”, perché non fanno altro che aumentare le dimensioni dello spot luminoso anche sull'asse ottico, cosicché le deformazioni fuori asse ( coma ) sembrano un po’ meno “gravi”, ma quello che si ottiene è solo un piccolo livellamento verso il basso dell’intero sistema. Con cattivo seeing, tutto sembra meno definito, ma in modo più uniforme.
Ha senso utilizzare un F3 Newton ? dipende dall’utilizzo. Con un correttore di coma ha sicuramente più senso, ma in questo caso è determinante la qualità e le prestazioni del correttore aggiuntivo.
Ha senso se l’utilizzo è come quello di Marco Guidi, finalizzato all’alta definizione planetaria , perché sappiamo che sull’asse ottico il Newton non ha nessun problema. Il cassegrain “puro” nasce proprio con questa considerazione, quella di aumentare di molto la focale del primario Newton ( con un iperbolico che non modifica le aberrazioni del primario ) ed utilizzare la zona corretta di un parabolico a corta focale, di fatto amplificata nelle sue dimensioni sul piano focale. ( così facendo però, anche il disco di Airy viene amplificato ! il potere risolutivo infatti dipende solo dal diametro )
Se ci si accontenta di avere uno strumento con i limiti dati dalla fisica prima ancora che dalla lavorazione va bene, se l’utilizzo è compatibile con i limiti del sistema stesso va bene uguale, altrimenti ci si rivolge ad altri schemi che porteranno benefici da una parte, ma anche problematiche da risolvere e compromessi da accettare , dall’altra. Ed anche qui ognuno potrà dare la sua risposta alla domanda di Marco.
CITAZIONE (Marco Guidi @ 22/1/2020, 22:45)
Il mio 60 f/3,5 è stato rifatto 3 , ho detto 3 volte , da Zen per arrivare ad uno striminzito strehl 0,82 con uno specchio spesso 59mm .
Ti credo sulla parola, posso dire che io ogni settimana faccio visita ad un osservatorio della mia città, dove c'è un RC 500 F8 con ottiche fatte da Zen, questo telescopio da molti anni a questa parte fornisce sia immagini stellari che osservazioni in "real time" direttamente nei monitor di una qualità assoluta, difficile immaginare di meglio a parità di diametro . Gli specchi sono due iperbolici a F3, che hanno la stessa difficoltà realizzativa di almeno due parabolici... quindi so per certo, senza parlare mia della esperienza personale, che gli specchi a corta focale ben corretti si possono fare.