CITAZIONE (Marco Gastaldi @ 3/9/2018, 19:12)
Il sensore è posto sul fondo dello specchio protetto da un quadrato di 1cm di spessore di isolante ad alta densità per edilizia quindi sono sicuro che la temperatura che rileva è quella dello specchio, ma dubito sia la stessa dalla parta riflettente.
Infatti non è proprio possibile conoscere la temperatura della faccia riflettente. Ma non è un problema perchè il risultato del funzionamento di tutto l'Ambaradàn lo si riscontra in pratica vedendo comparire ferma o abbastanza ferma, la tacca di diffrazione. Il che avviene solo quando è sparita o quasi la turbolenza davanti allo specchio, grazie all'ottenuto abbassamento artificiale della temperatura superficiale riflettente.
Ho visto che coi termometri hai potuto riscontrare una velocità doppia nella discesa della temperatura accendendo la ventilazione.
E questa è una ulteriore conferma che il problema acclimatazione è gestibile.
Io, per cause concorrenti del mio montaggio (vedi diaframma anteriore troppo alto causa cella del primario; bassa velocità di rotazione dell'aspiratore per minimizzare le vibrazioni) ho sperimentato utile nel tempo di acclimatazione del mio specifico caso, anche l'aggiunta di un ventilatore anteriore che soffia in diagonale lungo il diametro dello specchio.
Sicuramente più efficace nel raffreddamento della superficie riflettente, ma anche un poco disturbatore della uniformità mdi aspirazione dello strato limite. E comunque mi trovo bene con questo sistema di compromesso, sicuramente migliorabile.
Tempo dopo , ho poi letto su un articolo di Sky and Telescope che altri hanno attuato lo stesso mio pensiero.
Per destreggiarsi con l'acclimatazione, le cose da tenere presenti direi sono le seguenti:1) L'acclimatazione si verifica con la visione della tacca di diffrazione allo star test.
2) Il calore del primario scaldando l'aria giacente sullo specchio la fa salire verso l'alto, riempiendo di turbolenza tutto il percorso ottico, e impedisce quella visione.
3) Una ventilazione soffiante dal fondo del telescopio, contro il retro del primario, è tutt'altro che ottimale, perchè con effetto contrario al risucchio dello strato limite (e con esso della turbolenza anteriore), "pompa" dell'aria dentro il percorso ottico aumentando quella turbolenza facendola uscire dall'alto, ma rendendo il raffreddamento estremamente disturbante tutto il percorso ottico. E con un tale sistema credo sia impossibile verificare l'acclimatazione, per via dell'estremo diretto disturbo della stessa ventilazione nei confronti della visione della tacca di diffrazione.
4) Una sola aspirazione posteriore potrebbe essere sufficiente per asportare lo strato limite (e con esso raffreddare indirettamente il primario), solo se la ventola possiede una grande portata. Il che vuol dire grande grande velocità (che non va bene per via delle maggiori vibrazioni, difficili da combattere); oppure grande diametro (o equivalente grande spessore della girante).
(le minime vibrazioni si rendono visibili solo ad altissimo ingrandimento, trasformando una stellina in un puntino che orbita in una microscopica ellisse, anche con un ottimo montaggio meccanico).
- Una aspirazione posteriore meno drastica (come nel mio caso) può essere ugualmente soddisfacente, aiutandola nella efficienza dall'aggiunta della ventolina diametrale anteriore, che disturba ma non contrasta l'anulare azione aspirante posteriore, ma che aggiunge efficienza nel raffreddamento della faccia riflettente del primario.
- Un dimezzamento della velocità di aspirazione può in tutti i casi essere utile, per massimizzare l'efficienza, riducendo le vibrazioni al minimo mantenibile col raffreddamento in funzione.