Dobsoniani

Il mio Cile, report dall'eclissi del 2 luglio e dall'Atacama

« Older   Newer »
  Share  
lburti
view post Posted on 21/8/2019, 11:56 by: lburti
Avatar

Lorenzo Burti

Group:
Bortle Due
Posts:
3,010
Location:
Verona

Status:


Alla Malpensa mi incontro con Emmanuele. Non ci siamo mai visti prima, ma il riconoscimento e gli abbracci sono immediati. Il volo per Madrid non ha storia ed arriva puntualissimo. Andiamo subito al terminal dei voli intercontinentali e lì avviene il gioioso ricongiungimento di tutti, che per me sono totalmente nuovi: Carlo, Anna, Liborio e Marco si uniscono a me e Emmanuele. Solo Marco ho incontrato precedentemente, ma in notti osservative di anni fa, mai visto in faccia. Si festeggia con robusti paninazzi al Pata Negra e viene l’ora dell’imbarco.
Sull’Airbus A340 siamo sparpagliati. Consumato il pasto , indosso le calze elastiche, mi infilo una giusta dose di eparina sottocute in pancia a titolo preventivo (ho già sofferto in passato di trombosi alle vene del polpaccio) e assumo una leggera dose di sonnifero. Passo a salutare i compagni e mi metto a dormire, riuscendo a rimanerci per buona parte delle tredici ore del viaggio. Pensierino della sera: non vi è occasione migliore di una passeggiata lungo i corridoi di un aereo per rendersi conto, grazie alla moltiplicazione musiva operata dagli schermi su ogni schienale, della demenzialità, con deleteri effetti sulla psiche collettiva, che ci viene propinata attraverso i film holliwoodiani!
Un paio d’ore prima dell’arrivo mi sveglio, faccio la barba e mi rinfresco un po’, indosso i pantaloni invernali e il paille. A Santiago atterrano quasi contemporaneamente due altri jumbo jet come il nostro e c’è un po’ di coda ma i controlli di frontiera avvengono abbastanza celermente. Ritiriamo i bagagli. e basta salire al 3° piano per i voli interni e in perfetto orario ci imbarchiamo. Il tempo a Santiago è freddo e nuvoloso, non si vede l’Aconcagua. Ma dopo una mezz’ora di volo c’è sereno dappertutto, terreno brullo e poi francamente desertico, sullo sfondo le Ande devo dire ‘tristemente’ spoglie di neve, come è da attendersi a queste latitudini. Stiamo volando tra i 33° di latitudine sud di Santiago e i 29 di La Serena. Sorvoliamo più di una enorme miniera a cielo aperto di rame: impressionanti. All’arrivo il tempo è splendido, la temperatura perfetta, una brezza deliziosa.
arrivo_a_Serena_xxs
Si noleggiano le auto, comode, nuove e si scende in città. I nostri alloggi sono nel complesso residenziale recente nella baia di La Serena. Carlo, Anna e Liborio in una palazzina di cinque piani proprio sulla litoranea, io, Emmanuele e Marco in un appartamento al 15° piano di torri disposte a raggiera, poco più in là.
serena_appartamento_corretta_xs
Le trovo abbastanza conturbanti: stanno devastando a scopo turistico una baia bellissima sull’oceano. Bellissima, ma esposta ai terremoti, come avvertono i cartelli poco rassicuranti a fianco di ogni ingresso di palazzo: “In caso di Tsunami, salire ai piani superiori….”
serena_spiaggia_xs
Lì sciamiamo a prendere un sandwich nel localino che si intravvede sulla sinistra, che si rivela in serata ottimo ristorante di pesce. Nel frattempo ho modo di assistere al più bel raggio verde della mia vita (a pari merito, devo ammettere, con uno osservato dalla terrazza dell’aeroporto di Palermo una giornata molto ventosa). Il mattino dopo, smaltito almeno in parte il viaggio, partiamo ad ispezionare il primo sito della lista: La Higuera, un villaggio poco più a nord, al centro spaccato della fascia di totalità, non molto lontano dalla costa, però, quindi non al sicuro da foschie dell’oceano, e non molto elevato. Lì sono in grande agitazione, stanno creando una grande spianata con i bulldozer, hanno installato decine di toilette chimiche, camion cisterna sono già in posizione per bagnare il terreno ed evitare polvere. Incontriamo anche il sindaco, attivissimo: si aspettano centinaia di appassionati. Restiamo dubbiosi, rientriamo a La Serena, mangiamo qualcosa e poi ci mettiamo in moto per visitare il sito all’interno, posto a 1300m. Prendiamo la strada per Vicuña per alcuni kilometri, poi prendiamo una strada sterrata a sinistra che si infila in una stretta valle. Passiamo una miniera e la strada inizia a salire e diventa sempre più stretta. Altri hanno avuto la nostra stessa idea e ci fanno temere che anche qui ci possa essere affollamento. Ad un certo punto la strada spiana e ci troviamo davanti un immenso altopiano ondulato, completamente brullo. Siamo arrivati, c’è un camper e più avanti addirittura un accampamento (si vedono le tendo in fondo, al centro della foto seguente), posizionato su di un largo spiazzo peraltro eccellente come postazione. Ma è un accampamento stranissimo, ci lascia veramente stralunati: è in vero stile hippie anni ’70 con musica dello stesso genere. Una coppia, di guardia alla stradina di accesso, che sembra uscita or ora da Easy Rider, ci informa che è un raduno cultural-musicale per il quale si deve anche pagare.
pianoro_Panorama_xs
Torniamo un poco indietro, presso il camper: il terreno è in piano, discosto dalla strada al riparo dalla polvere di auto di passaggio, e decidiamo di optare per questo. Intanto cala il buio e compare la meraviglia del cielo australe: il centro galattico, imperiale, disturbato dalla presenza di Giove, le Nubi di Magellano, con un SQM fuori via lattea di 21:70.
cielo_foto_cardin_s
[foto di Marco Cardin]
Rimango mesmerizzato da tanto splendore, tiro fuori il 10x30 e inizio a spazzolare il cielo. I compagni intanto montano i treppiedi per metterli in stazione e lasciare dei segni di repere per riposizionarli l’indomani. Imparo anch’io a trovare celermente Sigma Octantis, con grande soddisfazione! Finito il posizionamento dei segni di repere ci accingiamo al non breve viaggio di rientro. Il giorno dopo si fanno le spese alimentari per la lunga giornata che ci attende l’indomani. Il progetto è di partire a notte fonda, per limitare il rischio di trovarsi in coda, arrivare su ancora col buio e verificare lo stazionamento. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma c’è ancora una fronda che sostiene l’alternativa di non spostarsi affatto, rimanere sulla spiaggia stessa di La Serena visto che le due giornate trascorse sono state limpidissime, il meteo è eccellente, e lo sfondo delle riprese con la spiaggia e l’oceano risulta certamente più accattivante del brullo paesaggio dell’altopiano che abbiamo visitato. Briefing vivace: la scelta va per l’altopiano; partenza alle due del mattino.
La lunga salita si svolge senza intoppi. Sì, ci sono altre auto sulla strada, ma non una folla. Si arriva su ancora con il buio pesto, si ritrova la postazione, ci si accampa, si posizionano gli strumenti. Io che non ho preparativi da fare mi godo lo stupendo cielo delle ultime ore della notte. Ed è subito mattino, livido come tutti i mattini, e il posto desolato, ma giusto per noi…
il_sito_al_mattino_delleclissi_Panorama_s
La giornata è lunga, ma i compagni fotografi non smettono di controllare i loro strumenti. Siamo accanto ad un gruppetto di giovani simpatici accampati sì per l’eclissi, ma anche per stare insieme a suonare la chitarra e… passare il tempo di vacanza. In fondo si intrasente la musica del campo hippie. Io mi impegno a scalare un’arida collinetta sulla quale spunta un’antenna. Lì ci sarebbe segnale, mi dice una guardia territoriale che passa ad esigere una minima tassa per occupazione di suolo pubblico. Voglio telefonare a casa e al tempo stesso fare un po’ di esercizio. La salita dura una quarantina di minuti, ma ne valeva la pena. Lassù, dove peraltro si sono installati degli astrofili, anche dei giapponesi, la vista è a 360° e si intravvede l’oceano in fondo. Sceso giù, mi unisco all’attesa generale.
tn_IMG_20190702_2033301_0tn_IMG_20190702_220111_0tn_IMG_20190702_203214_0tn_IMG_20190702_203138_0
[continua]

Edited by lburti - 22/8/2019, 16:25
 
Contacts  Top
40 replies since 21/8/2019, 11:31   1303 views
  Share