Il mio 20” che risale al 2004 è stato mirabilmente costruito da Cesare, un valentissimo artigiano, attenendosi fedelissimamente al progetto Obsession di David Kriege descritto nel volume: “the Dobsonian Telescope” pesa un bel po’ e richiede le rampe per caricarlo nella Scenic, la quale esige la rimozione dei sedili posteriori: una seccatura. In seconda battuta, desideravo un telaio spedibile per posta o per corriere, sognando di potermelo portare a Linosa dove è sereno tutte le notti e mi basta uscire di casa e salire sulla terrazza. E l’Obsession originale non è ragionevolmente spedibile. Così avevo messo gli occhi sul
progetto di Mel Bartel che utilizza una cassa del primario bassa, in compensato sottile grazie alle generose costolature
, i cerchi in altezza ripiegabili, una gabbia del secondario minimale, spider in fili di acciaio, contenendo così peso e ingombro. I primi schizzi del progetto risalgono al novembre 2017.
Su
Cloudy-Nights poi ho trovato un progetto bellissimo per la gabbia bassa e ultraleggera e il supporto del secondario progetto, che Cesare mi ha riprodotto con grande perizia.
. Tre bulloncini passanti con relative manopole consentono la collimazione fine essendo montati assialmente con O-ring di gomma morbida. Un eccesso di meticolosità rivelatosi superfluo perché ho poi scoperto quello che Mel afferma nel suo sito. Che lo spider a fili d’acciaio fissato ad anelli avvitabili consente una facilissima collimazione. Col laser collimatore in funzione si gira il bullone di ritenzione dell’anello opportuno con una chiave a tubo e la collimazione del secondario avviene in un fiat. Ho anche verificato un’operazione più complicata: inizialmente mi sono reso conto con raccapriccio che per errore Cesare aveva inteso l’offset all’incontrario. Ho dovuto quindi allentare ed aggiustare tutti gli anelli di ritegno. L’operazione si è rivelata velocissima: ho posato sul tavolo rovesciata la gabbia del secondario, messo sotto il supporto del secondario, che sopra è piano, una scatolina in cartone dello spessore giusto, allentati tutti gli anelli fino a far posare il supporto sulla scatola, tesi gli anelli (la tensione è semplicemente moderata) e controllata la centratura del supporto, che ha una croce disegnata al centro, rispetto l’anello in compensato della gabbia. Ho voluto anche mantenere la possibilità di utilizzare il secondario nel vecchio dob, quindi è fissato con il silicone ad una piastrina in compensato che entra perfettamente nel supporto del secondario in metallo cilindrico del precedente dob e che si fissa qui con tre perni
. La parte più ardita è costituita dalla cella del primario, a 9 punti (sacrificando un poco le prestazioni rispetto alla cella Obsesion a 27 punti), calcolata con Plop, per la quale mi sono ispirato al progetto originale di John Dobson. Bulloni di collimazione con generose manopole, avvitati in blocchi di legno duro, che spingono sui triangoli in compensato tenuti in posizione da un disco di… cartone incollato al fondo della cassa. Cesare però non si è fidato ed ha tornito e filettato l’estremità dei bulloni per fissare i triangoli con minuscoli bulloncini a testa piatta
. Il basculaggio è assicurato dalla tradizionale cinghia che so non piace molto nel forum… Devo dire che la collimazione è una delizia. La corsa minima è più che sufficiente, anche per mandare a fuoco l’Ethos 21 che è l’oculare in mia dotazione con il fuoco più interno, tenuto conto della corsa pure assai limitata del focheggiatore ultraleggero Kineoptics da 2” (27mm). Sul fondo della cassa, in corrispondenza del foro, è montata una ventolina tenuta con elastici su gommapiuma. Accanto, tra le costole, due batterie a 6V da moto servono anche da contrappeso. Il truss è costituito da otto tubi in alluminio da 30mm di diametro e 1mm di spessore, anziché 1,5mm come nel modello Obsession, per facilitare il bilanciamento del dob, fissati a due a due all’estremità superiore
. Ho prestato molta attenzione al bilanciamento in fase di progettazione mettendo in un file Excel pesi, dimensioni e momenti. Il risultato è andato oltre le aspettative. Il dob è risultato perfettamente bilanciato con pointer, cercatore 8x50, ampia palpebra leggerissima che ho ritagliato da gommapiuma spessa 10mm (fissata tesa alla gabbia del secondario con due elastici: non si piega neanche sotto folate di vento!), e oculari da 1” e ½ . Con l’Ethos 21 aggiungo un sacchetto con una bottiglia d’acqua da due litri in culatta, che non disturba quando passo agli oculari più leggeri. Ecco come appare cassa con diaframma e coperchio incenierato, montata sulla bascula
. L’interno del diaframma è bordato di gommapiuma che lascia solo qualche millimetro al margine dello specchio, per accelerare il flusso d’aria e rimuovere lo strato limite.
Il fissaggio del truss era, nelle intenzioni, una genialata: una sola manopola per coppia di tubi del truss
. Ma la mancanza di contrasto alla spinta verso l’esterno del morsetto rendeva la struttura insopportabilmente instabile. Purtroppo il mio artigiano non era disponibile per sopraggiunti impegni lavorativi e famigliari e quindi mi sono dovuto arrangiare. Notare il dilettantesco ritaglio di riscontro alla base dei tubi… Allora ho ordinato i famosi tappi suggeriti da Giulio in Inghilterra. Beh, a causa penso del Brexit sono stati bloccati dalla nostra dogana (un valore di €20) e rimandati irrimediabilmente indietro! Fortunatamente ho scoperto in un paesino un negozio di ferramenta straordinario che ha tutto, ma proprio tutto. Ecco dei tappi di gomma solidissima
che ho inserito all’estremità dei tubi, facendo poi passare un bulone che attraversa il fondo della cassa e blocca il truss in maniera più efficace
. Al montaggio però si aggiunge una operazione ulteriore, un poco seccante. Dovrò modificare il sistema tornando a un metodo più tradizionale.
Ecco il dob montato definitivamente, con il truss prima del rivestimento in neoprene.