Dobsoniani

Pensierino della sera: la fisica prima di Galileo., (ovvero perché la pratica potrebbe essere peggio della teoria)

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view post Posted on 15/7/2012, 17:32

Giant elliptical galaxy

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Sono incappato in questo breve scritto, riguardo la Fisica di Arisotele.
http://csep10.phys.utk.edu/astr161/lect/hi...e_dynamics.html

Aristotele pensava che gli oggetti terreni si muovessero solo fin tanto che agivano delle forze su di essi. Quando la forza cessava l'oggetto si arrestava. Per gli oggetti Celesti era postulata l'esistenza di un "motore primo" (contravvenendo al rasoio di Okkam).

Che i corpi si muovono se spinti da forze sembra evidente pratica. Se qualcuno avesse conosciuto la seconda equazione di Newton e avesse cercato di spiegare che la teoria spiegava le cose in maniera diversa sarebbe stato probabilmente preso per pazzo (come minimo la "pratica era evidentemente diversa").

Eppure il dato pratico non era esente da evidenti contraddizioni. Per esempio un problema non risolto era come fosse possibile che una freccia continuasse a muoversi anche dopo che scoccato il colpo non era più in contatto con la corda dell'arco. Per ovviare a questo difetto fu postulato un meccanismo alquanto bizzarro che potete leggere nel link.

Il concetto di inerzia e la relazione fra forza e accelerazione introdotto da Galileo (acuto e dubbioso osservatore che non si accontentava della più ovvia interpretazione della pratica) è stato rivoluzionario. Questo è stato in fondo possibile perché Galileo si è reso conto che la freccia continua a a muoversi in quanto durante il volo le forze che agivano erano trascurabili, mentre un blocco che strisci su un piano si arresta perché ci sono delle forze nel contatto con il piano che Aristotele aveva mancato di riconoscere.

Dunque il dato sperimentale era sempre lo stesso (il blocco sul piano si arresta) ma la "interpretazione" era diametralmente opposta.

E' importante rendersi conto che quella che viene detta "pura pratica" non esiste, in quanto si traggono sempre delle conclusioni. Spesso l'errore è che si traggono le conclusioni come aveva fatto Aristotle, seguendo l'interpretazione più immediata e mancando di riconoscere alcuni fattori di interferenza.

Ogni riferimento a presunte "regole che provano che la pratica dei telescopio è diversa dalla teoria" è del tutto NON casuale.

Prendiamo per esempio la questione che i rifrattori fanno stelle puntiformi perché sono rifrattori e non si discute. Si presume che avranno qualche cosa che gli altri telescopio non possono avere. Questa idea non è nemmeno formulata, ma è implicita quando si leggono affermazioni del tipo che un rifrattore produce immagini che non possono avere eguali.
Ebbene, non è difficile riconoscere in questo lo stesso concetto che Aristotle aveva dovuto usare per spiegare "una diversa natura del moto dei corpi celesti".

Prendiamo la questione che i riflettori fanno stelle palline di polistirolo. Dopo Adler sappiamo perché ma ancora qualcuno sembra non essere convinto, un po' come mancare di riconoscere la forza sul blocco e concludere che il blocco si ferma perché è così).

Ma la cosa più divertente in questo parallelismo fra le teorie pre-galileiane e l'empirismo astrofilo è il paradosso della freccia. C'era un problema irrisolto (come fa la freccia a continuare il volo dopo che cessa l'azione dell'arco) che è stato aggirato postulando un meccanismo irragionevole. Allo stesso modo nelle teorie astrofile il problema non risolto è come mai in fotografia i grandi telescopi surclassano sempre i piccole e laddove non si può avere dati oggettivi le cose invece si capovolgono. E come per la freccia ci si è inventati il risucchio di aria, per i telescopi la risposta è semolice "il visuale è diverso" (diverso come? cosa? Non si sa. Si sa solo "diverso nella misura in cui è necessario per capovolgere il dato oggettivo fotografico).

Edited by mauro_dalio - 15/7/2012, 18:49
 
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