Finalmente, dopo 5 o 6 anni, ho passato una notte all'Osservatorio dei Baronnies Provenzali. Era in cima alla lista delle cose da fare durante il mio periodo in Francia. Ho approfittato del 14 Luglio, che cadeva di venerdì, per farmi un weekend lungo all'insegna dell'astronomia. Ormai davo una visita all'OBP come persa, in quanto, come mi ha gentilmente spiegato Marc Bretton, fondatore e direttore dell'OBP, in estate ci sono serate col pubblico tutti i giorni. Visto che non possono garantire le condizioni di sicurezza per l'utilizzo del grande Dobson da 1140mm per il grande pubblico, d'estate installano sulla terrazza il rifrattore da 280mm. Purtroppo non c'è spazio per entrambi gli strumenti in contemporanea. Portare dentro il rifrattore a fine serata per portare fuori il bestione non è fattibile, visto il peso e la stazza dei due strumenti. Oltretutto considerato che poi la mattina dopo andrebbero di nuovo scambiati per la serata successiva. Però quel weekend il proprietario della bestia, Hugues Laroche, era all'OBP, e quindi, grazie al tramite di amici, Marc, gentilissimo, mi ha contattato al volo martedì per propormi una notte per venerdì sera. Manco a farlo apposta, il giorno prima il vento aveva spazzato via la cappa di smog e afa che aleggiava sopra la Provenza, restituendoci un cielo sereno e limpido, azzurro puffo. L'unico problema sarebbe stata la presenza di forte jet-stream per tutto il weekend. Amen, non si può avere tutto dalla vita, mi sono detto.
Abbiamo iniziato la visita dell'OBP alle 15, ed è durata circa due ore. Siamo andati nel capannone dove tengono gli strumenti, tra i quali giganteggiava il rifrattore da 280mm f/14 sulla sua colonna, recuperato dalla Marina Belga, che a quanto pare non sapeva più che farsene, a quanto mi hanno riferito. Guardate che bellezza:
Il grande dobson sulla terrazza, puntato in verticale, era un po' strano da vedere; nel senso che visto da lontano, non sembra così grande. Poi, man mano che ci si avvicina, è come se cambiasse dimensione, e diventasse via via più imponente. La prospettiva ne scorcia sempre la visione. In pratica è talmente grande che non puoi essere vicino ad ogni sua parte nello stesso momento. Se sei accanto alla cassa del primario, la gabbia del secondario appare tutto sommato normale, perché è a 4 metri di distanza, e viceversa. Io sono alto 1,80m.
Questa una panoramica verso Sud:
Vi è anche uno spazio dedicato ai telescopi controllati da remoto, anche per conto di aziende che devono effettuare triangolazioni per verificare la quota di satelliti di loro proprietà. Nel prato era installato il binocolo gigante, costituito da due rifrattori da 210mm, pronto per l'osservazione serale di Venere. Abbiamo poi proseguito nella biblioteca/laboratorio, il Labscan e in seguito visitato la sala di controllo della cupola, con i diversi schermi per controllare vari parametri del telescopio principale e tenere d'occhio le condizioni meteorologiche.
Infine siamo saliti in cupola, dove si trova un Ritchey-Chrétien da 820mm a fuoco Nasmyth, con due focheggiatori sui due lati opposti dello strumento: uno per utilizzo visuale con focale da 6400mm, e un altro per astrofotografia con riduttore per portare la focale a 4780mm. Le ottiche sono state realizzate da Dany Cardoen (Astro Optique, a Puimichel, ora in pensione, probabilmente), mentre la struttura meccanica da Astelco Systems, una ditta tedesca. Una particolarità della montatura sono i cuscinetti magnetici: lo spostamento del telescopio è liscissimo e silenziosissimo, perché "fluttua" su un campo magnetico. Vederlo spostarsi pare una scena irreale. La cupola è stata realizzata da una ditta italiana, la Gambato s.n.c., di eccellente fattura. Questo perché l'osservatorio ha ricevuto fondi europei, da cui la collaborazione di aziende di diversi Paesi. A chi può interessare, esiste un telescopio perfettamente identico all'Osservatorio Astronomico regionale del Parco del Monte Antola, in Liguria.
Dopo l'aperitivo e cena all'aperto sulla terrazza, abbiamo dato un'occhiata a Venere nel binocolone gigante. L'ingrandimento sarà stato sugli 80x e le immagini non erano allineate, ma penso fosse anche perché i due oculari erano troppo lontani tra loro per i miei occhi. Non sapendo come regolare la distanza interpupillare, vista la fretta e la paura di fare danni ho preferito evitare di mettermi a smanettare. Tanto c'era turbolenza. Mentre calavano le tenebre abbiamo assistito a un bello spettacolo teatrale in terrazza. Era giunto il momento di iniziare; siamo saliti in cupola al T820.
Tutte le osservazioni sono state fatte con Nagler 31mm, quindi eravamo sui 206x. Antares e Albireo: purtroppo stelle come palloni, c'era jet-stream a bomba ma veniva nascosto dallo specchio caldo. Su M3 - M51 - M82 le stelline non andavano a fuoco. Per carità le spirali in M51 si vedevano, ma da un 820mm mi sarei aspettato molto di più. C'erano più dettagli nel 400 di un amico a Valensole l'aprile scorso, in condizioni di buon seeing. Ho chiesto se potevamo cambiare ingrandimento ma non è stato possibile. Niente centrale in M57; però certo, non potendo ingrandire... M27 invece mostrava la centrale! Era la prima volta che la vedevo, insieme ad altre 7 stelline dentro la nebulosa. Ecco uno schizzo rapidissimo:
Alle 00:20 siamo usciti dalla cupola. Si vedevano M6-M7-M8 a occhio nudo. L'SQM dell'osservatorio, puntato sullo zenith, segnava 21.76. Il mio segnava appena 21.30... ora, non era un cielo da 21.30; ma non direi nemmeno da 21.76. Ho capito che il mio SQM-L era decisamente pessimista. Intendiamoci, era un ottimo cielo, ma non da fare gridare al miracolo: penso che l'SQM del'OBP sovrastimasse un po'; a occhio avei detto 21.50-21.60. In Corsica era decisamente più scuro. Anche le sere dopo al Restefond sarebbe stato leggermente più scuro.
Sono finalmente passato al 1140mm. C'era puntata M27 nel 21mm 100° Meade. Considerando 4,26 metri di focale circa, più la Paracorr con i suoi 1,15x, il telescopio restituiva un ingrandimento di circa 233x. In cima ai 10 gradini della scala da cimitero... mado quante stelle nel campo! Ho fatto un rapido schizzo per dare un'idea, solo di quelle sovrapposte alla nebulosa. Riuscendo ad andare bene a fuoco chissà cosa sarebbe saltato fuori.
C'era ancora gente intorno e non volevo tenermi tutto il telescopio per me. Peccato che non si riuscisse ad andare a fuoco causa jet-stream, e al fatto che con tutta probabilità lo specchione era ben lontano dall'essere in equilibrio termico. Poi M13: non ne sono rimasto particolarmente impressionato, le stelle erano come palline di polistirolo. Il goto ha iniziato a dare problemi, e a puntare gli oggetti con alcuni gradi di errore. Abbiamo tentato il Sestetto di Seyfert e Hickson 81, ma niente, era impossibile puntarli.
Qui si vede bene come si osserva dentro questa bestia:
Una foto per dare un'idea dell'orizzonte S dall'OBP. Nikon D750 con Nikon 20mm f/1.8, solite impostazioni, elaborata in modo da dare 20" ISO 2000 f/2, WB 4000K, ombre +100 in post-produzione. Come si può notare, l'IL da Marsiglia - Aix era piuttosto contenuto.
Hugues mi ha fatto provare una specie di visore intensificatore calibrato sull'H-alfa, il quale restituiva un'immagine verdastra rumorosa, come ci si aspetterebbe da un visore notturno. M8 e M17 apparivano luminosissime (tipo Giove a occhio nudo), mentre in generale la Via lattea si "spegneva", tranne alcuni campi stellari più brillanti, come quelli sopra il Sagittario. Il vero botto lo faceva sul Cigno, dove risaltano vistosissime le trame delle nebulosità intorno a Sadr, La Nord America e la Pellicano. E' un oggetto interessante; purtroppo non l'abbiamo usato nel telescopio perchè non riuscivamo più a puntare niente. Immagino fosse simile a quello ampiamente testato da Mauro.
Sono riuscito a puntare il Tripletto del Drago e a farne un disegno col 21mm.
Purtroppo è stata una serata più ricca di cilecche che di successi: ho tentato di puntare la Cat's Eye, ma niente, non ci sono riuscito, causa sopraggiunta velatura. Abbiamo tentato di puntare M16, niente, l'abbiamo mancata di poco, ormai era dietro la cupola. Ho provato allora il Quintetto di Stéphan, niente, non sono riuscito nemmeno ad avvicinarmi, era troppo vicino allo zenith. Abbiamo avuto un problema col motore: a un certo punto, il telescopio non smetteva più di muoversi in azimuth. Poi abbiamo avuto un problema del cavo del goto, uscito dalla guida.
M57 invece beccata subito. Col 14mm, la centrale appariva immediatamente in distolta. Ho tentato anche in diretta, ma niente, serviva la distolta. Hugues a quel punto è andato a dormire. Mi sono fermato a fare qualche foto al bestione.
Ho imparato molto da questa serata all'osservatorio. Per quanto riguarda il grande dobson da 1140mm, innanzitutto alcune caratteristiche tecniche: lo specchio è un blocco di materiale ceramico nero, quindi penso un BVC, di 1140mm di diametro e circa 4260mm di focale (quindi circa f/3,75), lavorato da Mike Lockwood. Con la Paracorr, che dà 1,15x di aumento di focale, con l'ES 30mm 82° l'ingrandimento minimo è 163x. Considerato che lo spessore è di 70mm, fanno circa 150 kg di specchio. L'alluminatura aveva come una patina bluastra, come se fossero residui di lavaggio dello specchio. La struttura è stata realizzata da John Pratte, di JPAstrocraft. Hugues non ha saputo fornirmi un dato preciso, ma tutto il bestione dovrebbe pesare quasi 500 kg. La cella è a 54 punti. Al posto della cinghia, o dei punti di appoggio laterali, c'è una catena di acciaio tipo catena di trasmissione delle moto da cross. Ciascuna delle mezzelune è sostenuta da due molle che spingono verso l'alto la cassa del primario, per cui sì, scivolano sul teflon, ma credo che parte del peso venga scaricata sulle molle. Il risultato sono dei movimenti di una fluidità e una leggerezza stupefacenti. E' una vera meraviglia muoverlo per puntare. E poi è gigante. Puoi entrare nel percorso ottico. E' stranissimo. Immaginate di spostare un dobson da 40 cm, ma voi siete alti 60cm...
Notare il Telrad sulla cassa del primario:
Alcune considerazioni in merito all'utilizzo del 1140. Il dobson è motorizzato e si punta col goto, e meno male. Finché il goto va, tutto liscio. Purtroppo il goto è impazzito intorno all'una di notte, dopo M27 e M13. Il puntamento aveva alcuni gradi di errore, in pratica inutile. Accanto all'oculare c'era un pulsantiera per controllare i movimenti alt/az del tele, ma lo scopo era principalmente di ricentrare l'oggetto in caso di deriva, o di muoversi intorno ad esso, non certo di farci star hopping. A un certo punto il motore del goto è impazzito e non si fermava più. Prima il telescopio ha rischiato di schiantarsi contro la scala, poi è partito nell'altro senso. Boh. Quindi ho chiesto a Hugues di passare al puntamento manuale, e gentilissimo, mi ha lasciato fare.
Il Telrad, montato sulla cassa del primario, era inutile per puntare lo strumento, perché se si vuole guardare nel Telrad, si può afferrare il telescopio solo per la base dei tubi del truss, ed era quindi ovviamente impossibile spostarlo a causa della leva troppo corta. Serviva una seconda persona (Hugues, in questo caso) in cima alla scala che spostasse il telescopio secondo le indicazioni di chi era in basso al Telrad. Io non ci sono abituato, e ho avuto molte difficoltà a puntare una stella anche con la luminosità del Telrad al minimo, perché una volta che la stella entrava tra i cerchi rossi, non la vedevo più. Di sicuro il mo astigmatismo non mi ha aiutato... Comunque, a quel punto, ci scambiavamo e iniziavo il puntamento tramite il cercatore da 80mm angolato a 90°. Io non avevo esperienza con cercatori angolati, e il proprietario non si ricordava se avesse la visione raddrizzata o meno, se fosse specchiato destra/sinistra o se fosse completamente corretto. Purtroppo a tre metri da terra, di notte, niente è ovvio, e il cercatore angolato mi impediva di avere una chiara percezione di dove fosse puntato realmente il telescopio. Inoltre, l'immagine era completamente sfuocata, e solo dopo un po' ho capito (e osato) girare l'oculare per mettere a fuoco. Sembra stupido, ma se il telescopio non è tuo, ci pensi un attimo prima di metterti a cambiarne le regolazioni...
Questa è una foto scattata al mattino, per dare un'idea di dove si è a osservare. Il piede in basso a dx l'ho incluso apposta. Lo specchio è f/3,75, non f/3,6, è un errore.
Comunque il problema principale del puntamento era il lunghissimo braccio del telescopio: a tre metri di distanza dal centro di rotazione dello strumento, 5° corrispondono a 25 cm circa. In pratica fare star hopping per come sono abituato sul mio 250mm diventa un incubo, perché ci si ritrova subito a sporgersi pericolosamente troppo lontano dal parapetto della scala o, al contrario, con l'oculare che rischia di urtarlo. Quindi bisogna riscendere, rispostare la scala, risalire e ricominciare. A volte avevo puntato, ma l'oculare era troppo vicino al corrimano e non riescivo a incastrare la testa tra scala e telescopio per verificare che l'oggetto fosse effettivamente ben inquadrato. Fare su e giù non era di per sé faticoso, però era frustrante spostare il telescopio di tutta l'escursione disponibile al proprio braccio e vedere che l'immagine nel cercatore si spostava appena, specie vicini allo zenith. I movimenti per fortuna erano fluidissimi, il telescopio morbido come burro, e leggero come una piuma; merito delle molle che aiutano a sostenere le mezzelune e a far sì che l'utilizzatore non debba spostare l'intero peso dello strumento. John Pratte ha fatto davvero un lavoro eccelso. Purtroppo dopo un po', i movimenti in altezza sono diventati stranamente scattosi e si sentivano dei rumorini poco carini provenire dalla cassa del primario. Abbiamo scoperto che il cavo di acciaio per il movimento in altezza del goto era uscito dalla sua guida e si stava iniziando a sfilacciare, impigliato sotto la mezzaluna. Siamo riusciti a rimetterlo a posto, ma abbiamo smesso subito col puntamento manuale e siamo tornati alla pulsantiera. Un'eternità per spostarsi di mezzo grado. Per puntare il Quintetto, abbastanza vicino allo zenith, il telescopio restava praticamente fermo. Abbiamo desistito dopo qualche minuto.
Alcune riflessioni sul telescopio: il Telrad andrebbe portato sulla cassa del secondario. Lì dov'è in basso serve solo a indicare dove il telescopio punta, ma non a puntare attivamente lo strumento. Il cercatore angolato andrebbe riposizionato perché, stando a quanto mi ha riferito Hugues, guardandoci dentro, la bocca dell'osservatore viene a trovarsi proprio sull'oculare, e nelle notti umide è inevitabile alitarci sopra. Paradossalmente un 8x50 potrebbe essere più utile di un 80mm, in virtù di un campo reale più vasto, e potrebbe essere di migliore aiuto a puntare se il goto ti lascia a piedi. Ottima idea mettere l'oculare sul lato sinistro del telescopio, così mentre il goto procede, non si rischia di schiantare l'oculare contro la scala, ma anzi se ne allontana. Se si dovesse pensare di spostare uno strumento di questa mole, bisogna avere spazio in macchina anche per la scala. Serve un furgone per traslochi, con verricello motorizzato per farlo scendere e risalire, come il rimorchio per cavalli di David Vernet. Di fatto è talmente poco pratico da spostare, che la fatica ha senso se ci si osserva per almeno 2 o 3 notti. John Pratte ha messo ventole dappertutto, per soffiare sullo specchio dai quattro angoli della cassa del primario e dal retro, e se di sicuro aiutano, non sono certo che siano davvero in grado di portare lo specchio in temperatura in tempo utile, bisognerebbe sperimentare.
Lo specchio certo, è ultrasottile, ma fanno sempre 70mm di spessore per 150 kg di vetro da raffreddare. Anche un sistema di estrazione dello strato limite, con ventola posteriore che aspira e diaframma anteriore, necessiterebbe di una potenza notevole per mantenere la depressione su tutta la superficie dello specchio. Uno specchio sandwitch, o comunque scavato sul retro, mi sembrerebbe una soluzione quasi obbligata per avere uno specchio vagamente in temperatura nel corso della notte. Questo però complicherebbe la costruzione della cella, lato punti flottanti (in caso di specchio scavato) o lato supporti laterali (per un sandwich)... oppure, altra soluzione, si potrebbe riempire lo specchio di celle di Peltier... sono solo miei ragionamenti ad alta voce.
Per concludere, sono molto soddisfatto di questa nottata all'OBP. Non posso che ringraziare Marc e Hugues per la loro gentiliezza e disponibilità, che mi ha permesso di fare un'esperienza unica. All'OBP, il tutto è ben organizzato, pensato, gestito; fin nei minimi dettagli. Il ventaglio di attività proposte, quanto quello della strumentazione messa a disposizione, è tanto ampio quanto di alto profilo. La squadra che lo gestisce è costituita da professionisti dei rispettivi campi. Vi si fa attività di ricerca su esopianeti e asteroidi con dei dottorandi in astrofisica, così come attività di divulgazione scientifica, animazione e formazione. Il target va dal turista curioso alla ricerca di un'esperienza insolita alle aziende del settore che monitorano la loro flotta di satelliti con i telescopi in loco. E' un posto particolare, unico direi; finalmente ho potuto togliermi questa soddisfazione. A chiunque ne abbia l'occasione, ne consiglio vivamente la visita; si può venire a osservare col proprio strumento, oppure noleggiare uno degli strumenti dell'osservatorio, tra cui il 1140mm. Qui e da Stellarzac sono gli unici posti in Europa, a mia conoscenza, pensati per gli amatori, dove si possono noleggiare strumenti di questa taglia. Per il noleggio del bestione, Marc mi ha vivamente sconsigliato l'estate, perché appunto sono già pieni di attività col pubblico, mentre nel resto dell'anno sono un po' più tranquilli ed è più adatto ai soggiorni per gli amatori.
Un ultimo commento: il problema dei Baronnies è il vento da Nord-Ovest (il Maestrale). L'OBP è moderatamente riparato, ma un amico esperto mi ha detto che se le previsioni danno vento oltre i 30 km/h, per lui i Baronnies sono no-go.
P.S. Mi sono accorto solo riguardando ora le foto che accanto al cercatore da 80mm c'era un alloggiamento per un laser. Ovviamente al buio mica l'avevo visto. Questo avrebbe reso il puntamento un gioco da ragazzi. Mi mangio le mani... se ci andate, portatevi un laser... mannaggiaamme non voglio pensarci