Dobsoniani

NAC 2512 - Newton ad Alto Contrasto

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view post Posted on 18/12/2023, 16:36
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CITAZIONE (matpian77 @ 17/12/2023, 21:53) 
Ma che spettacolo!!!! Bellissimo strumento e bellissimo racconto!!!

La ringrazio, bontà Sua. Presto aggiungerò un altro piccolo paragrafo. Un cordiale saluto.
 
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view post Posted on 18/12/2023, 17:31
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Dal polo nord allo zenit.


Scoperta nel 1993, la cometa Shoemaker-Levy 9 si schiantò sul pianeta gigante nell’estate del 1994. Nella sua orbita suicida-distruttrice appariva frammentata dalle forze mareali di Giove in ventuno pezzi e ciò fece preludere ad uno spettacolo astronomico unico nel suo genere.
In quegli anni, quando volevo dedicarmi all’osservazione degli astri sotto un cielo di ottima qualità, mi recavo nella casa delle vacanze nella verde Irpinia, luogo natale di mio padre. Parliamo di un luogo con un seeing spesso favoloso, una percentuale di notti serene assai elevata e, purtroppo soltanto fino alla fine degli anni ‘80, incredibilmente buio. Babbo aveva costruito quella casa in campagna durante gli anni della nostra infanzia/adolescenza, nei terreni di famiglia e poco fuori dal paese – Calitri – su una collina a 650 metri di altitudine. Ricordo una notte d’estate quando mi arrampicai su una scala a pioli per raggiungere uno dei terrazzi della struttura non ancora completata: il tempo di alzare gli occhi al cielo e...Mamma mia, era pieno di stelle! Tante, tantissime come non ne avrei più viste, ce n’era una tale quantità che avevo difficoltà a tratti a riconoscere le costellazioni principali. Quando ci ripenso, ho negli occhi ancora quello spettacolo, l’euforia che ne derivò, l’effervescenza di quel cielo, una delle sensazioni visuali più intense della mia vita! Credo sia la stessa emozione provata oggi dagli astrofili che hanno la possibilità di recarsi in luoghi come la Namibia.
Normale che fosse diventato il posto mio prediletto per le vacanze estive astronomiche. Quell’area a cavallo tra le regioni della Campania e la Basilicata, con una profonda valle in cui il fiume Ofanto scorre e le separa, è sede anche di un osservatorio astronomico nazionale a Toppo di Castelgrande, 1250 metri s.l.m. con un telescopio di 1,5 metri di diametro.
Dalla mia postazione avevo l’orizzonte da nord-est a sud-ovest completamente scoperto senza dover muovere un telescopio. Ad est, la tipica caldera bassa del vulcano Vulture, in Basilicata e ad una quindicina di chilometri in direzione del confine pugliese; a sud il promontorio di Castelgrande e ad ovest, incontro là dove si perde il giorno, vi è il Parco Regionale dei Monti Picentini.
Nei miei viaggi in Irpinia portavo con me solitamente il Meade 2080 e per l’estate del 1994, in occasione dello scontro spaziale mi ero equipaggiato in aggiunta con una strumentazione adatta a registrare in continuo il fenomeno. Si trattava di una telecamera con sensore ccd in bianco e nero ed uscita analogica alla quale avevo collegato un videoregistratore VHS. Al pari di molti, allora, anch'io me la dovevo vedere con tecniche alchemiche come la latensificazione ai vapori di mercurio e quella elettronica era dunque una svolta innovativa entusiasmante! Le riprese produssero discrete immagini televisive ma, al di là del medio risultato ottenuto con quei mezzi semplici, ancora una volta avevo avuto la conferma della qualità ottima del cielo calitrano. Chissà come sarebbe potuta essere la mia osservazione planetaria impiegando in quella sede il novello NAC? Ah già, il leviatano di casa languiva smontato a Teramo, nel luogo dove mio padre realizzava dipinti e prototipi in ceramica. La montatura Yoke era il più grande problema perché una volta installata in terrazzo sarebbe stata alla mercé di intemperie, né avrei potuto immaginare una copertura così grande per un idoneo riparo. Eppure quel telescopio meritava quel cielo, tanto che nel frattempo era in cantiere il progetto per rispondere alla domanda: come fare ad osservare fuori e riporre poi dentro casa uno strumento con un tubo ottico più lungo di tre metri? La risposta era stata: “Passare all’altazimutale, prego!”.


Edited by YOR - 18/12/2023, 18:56

Attached Image: NAC2512 - La base altazimutale

NAC2512 - La base altazimutale

 
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view post Posted on 19/12/2023, 13:28
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Lorenzo Burti

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Manda il report a Jerry Olton di Sky & Telescope. Merita divulgazione.
 
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view post Posted on 19/12/2023, 16:17
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CITAZIONE (lburti @ 19/12/2023, 13:28) 
Manda il report a Jerry Olton di Sky & Telescope. Merita divulgazione.

Buon pomeriggio,

La ringrazio. Non ho un report completo perché lo sto scrivendo progressivamente. Anche se mi chiedo quanto possa interessare a quelli di S&T, seguirò il Suo consiglio ed informerò il contatto indicato. Grazie.
 
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view post Posted on 20/12/2023, 09:31
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Lorenzo Burti

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Jerry Oltion adora pubblicare realizzazioni fuori del normale e la tua è di altissima qualità
 
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view post Posted on 24/12/2023, 15:57
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Sotto il nuovo cielo.


Il NAC altazimutale si rivelò subito uno strumento molto gestibile, malgrado i suoi 200 kg e oltre di stazza. Lo potevo movimentare da solo e, inclinando il tubo, tirarlo all’interno per riporlo in un piccolo corridoio. Certo, vederlo dentro casa era impressionante, un’impalcatura! Quando venivano ospiti a trovarci, era diventato l’oggetto della curiosità, un’attrazione anche solo per la struttura. Una volta posizionato in terrazzo, lo sollevavo facendo leva sulla raggiera triangolare della base con un vecchio martinetto di una Fiat 132, quanto bastava per rilasciarlo su tre blocchetti in legno; da quel momento era stabile come una roccia e si poteva iniziare l’ascesa all’oculare. Per comodità avevo collocato il cercatore sul tubo più in basso, in modo da sfruttare la minore traiettoria del movimento angolare in prossimità degli assi di rotazione. Sotto la pancia dello strumento, faceva poi bella mostra di sé un piccolo riflettore 114/900, curvilinea forma in mezzo a quel tripudio di spigoli e di segmenti a mo’ dell’indigeribile stile Bauhaus. L’avevo voluto lì, come telescopio di campo medio per raffinare il puntamento quando si passava dai 6 ingrandimenti del cercatore ai 500 del NAC. Era stato il mio primo telescopio, regalatomi dai miei genitori nel 1983; ci avevo seguito le opposizioni del pianeta Marte nell’84 e quella del 1986 che mi aveva letteralmente stregato. Gli Huygens da 20 e da 6mm li avevo negli anni sostituiti con un ortoscopico da 18mm, un Kellner da 12mm ed un OR Vixen da 5mm, tutti con diametro del barilotto di 24,5mm; l’ultimo, impiegato pure sul 250/12 con un raccordo a 31,8, lo portava ai 600x ottimamente usabili sotto il cielo calitrano, ma parimenti gli altri oculari erano in grado di fare comunque figura più che dignitosa quando ricevevano l’acuminato e perfetto cono di luce che solo un lungo fuoco a specchi o a lenti può produrre.
Come più volte ho sottolineato, la resa ottica di un riflettore F12 ben lavorato è davvero notevole e consente appunto l’uso di oculari normalissimi, da qualche decina di Euro, e non parliamo solo di oggetti planetari. Per il “largo campo” ricorrevo ad un Plössl Meade serie 4000 da 26mm e 52° apparenti che oggi uso ancora un po’ ovunque. Sul Nac mi forniva 115 ingrandimenti con stelline come aghi e sfondo scuro; naturlamente non era un telescopio per cielo profondo né immaginando l’auspicata futura versione alleggerita potrei pensare di impiegarvi i pesanti e bellissimi oculari a grande campo moderni, tutt’altro.
La messa a fuoco con il focheggiatore elicoidale tornito ad hoc dal Sig. Aldo era operazione semplice e accurata sempre per le medesime caratteristiche ottiche dello strumento.
La struttura di supporto del secondario era di tipo a tre razze, soluzione scelta dopo valutazioni tra i possibili espedienti e le mie limitate abilità di costruttore. Nella primissima versione dello strumento vi avevo montato un secondario da 20mm, ottenendo un’ostruzione di 0,08, praticamente al limite dell’illuminazione con gli oculari a corta focale a disposizione. Se la memoria non m’inganna fu proprio con quello specchietto che all’alba di una mattina d’estate, verso le 4.00, grazie ad un’atmosfera laminare raggiunsi i 600x sul pianeta Saturno. Era uno di quegli orari in cui il cielo ha un buon odore, come dire, un profumo di stelle! Avevo portato il campo un po’ avanti, dove di lì a qualche secondo sarebbe transitato il Portatore di vecchiaia, per dirla alla Holst. Ancora un attimo eeeh...Ohhh, caspita! Transitava nel ridotto campo del piccolo oculare, bellissimo, nella perfezione estetica che solo Dio aveva potuto dargli nella Sua infinita potenza creatrice dell’universo. Se non mi fossi aggrappato a quel pochissimo che rimaneva della sommità della scala, probabilmente sarei caduto giù per l’entusiasmo. Ah, già, la scala!
Per osservare ne avevo una adeguata alla mole, in legno massiccio (forse castagno!, non mi ricordo), pesantissima e con doppia salita, una per l’operatore e l’altra per l’ospite all’oculare. Mi rammarico di non aver allora filmato le scene perché quella dell’osservazione in coppia era di certo suggestiva nella visione d’insieme. E di condivisione ce ne fu, allora. In paese le voci circolarono rapidamente tra amici e conoscenti e capitò di organizzare serate di osservazione, o persino quella che vide coinvolto per l’invito formale all’assemblea dei fedeli addirittura il parroco della chiesa madre, una domenica al termine di una gremita Santa messa! Quando ci ripenso oggi, a trent’anni di distanza che mi paiono trecento, aprire la propria abitazione ad estranei per il piacere di condividere un pezzetto di cielo e con assoluta naturalezza e tranquillità… Lo rifaremmo adesso con la stessa disposizione d’animo?
Il cenacolo osservativo con uno strumento che lavorava su angoli di campo ridottissimi aveva tuttavia messo in luce un limite importante della nuova montatura altazimutale ossia la sua imponente manualità nei movimenti che rendeva talvolta impegnativo il piacere offerto da quelle nitidissime visioni.

Bisognava pensare ad un modo per provare a fermare la corsa dei pianeti a cui il NAC aveva messo il sale sulla coda.


Oggi è la vigilia del Natale di Nostro Signore Gesù. Pure i numeri del telescopio involontariamente lo ricordano: 25_12. Auguri a tutti i lettori di queste memorie.

Attached Image: Oculari Nac

Oculari Nac

 
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view post Posted on 26/12/2023, 10:28
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Saturno a 600x: per caso hai intravisto la Encke ?
 
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CITAZIONE (Dob45 @ 26/12/2023, 10:28) 
Saturno a 600x: per caso hai intravisto la Encke ?

Se devo essere sincero, non me lo ricordo più. Ciò che mi resta nella memoria è l'insieme bellissimo mai più osservato con altri strumenti.
 
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view post Posted on 26/12/2023, 17:46
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Cala cala! (Cit.Bud Spencer)

600x con un 25cm entriamo di nuovo nel regno dei rifrattori magici.
 
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CITAZIONE (Valentino Melandri @ 26/12/2023, 17:46) 
Cala cala! (Cit.Bud Spencer)

600x con un 25cm entriamo di nuovo nel regno dei rifrattori magici.

Salve Sig. Melandri,
grazie per il Suo messaggio. Posso capirLa, probabilmente nemmeno io Le avrei creduto, non conoscendoLa. Eppure...così è. Se i telescopi sono buoni e le ottiche lavorano ai valori F/D ideali per lo scopo per cui vengono progettate, si può fare. Naturalmente la mia parola in questa sede potrebbe valere quanto la Sua, anche zero; tuttavia sono andato in biblioteca a scartabellare le vecchie osservazioni visuali con il rifrattore Cooke perché ricordavo di aver lavorato anche in quelle circostanze ad ingrandimenti che oggi Le sembrano impossibili. Allego un paio di scansioni di copie dei rapporti osservativi. Il Cooke ha un diametro di quasi 400mm ma, in quelle sere, spesso utilizzai il praticissimo diaframma ad iride che mi permetteva di eludere sia le aberrazioni a tutta apertura, sia il seeing inclemente di quella torrida estate. Legga, se vuole, gli ingrandimenti impiegati, i diaframmi di lavoro e si gusti i disegni che allora, seppur giovane ed inesperto, potei ricavare. Se un rifrattore F/15 vecchio cent'anni a 10 pollici può arrivare a 600x, mi creda, può farlo benissimo anche un Newton F/12 dei tempi moderni di pari apertura effettiva e con uno specchio lavorato alla perfezione, tanto che le aberrazioni non sa neppure cosa siano. Aggiungo, in conclusione, che il disegno a 728x fu realizzato attraverso uno degli oculari d'epoca, dunque poche lenti, senza trattamento antiriflesso e con un campo che forse neanche arrivava a 45°. Però che pezzi d'arte: tutti in ottone! Era l'epoca del bello, del buon gusto, dei materiali di pregio.
Auguri di Sante Feste e stia bene.

Edited by YOR - 27/12/2023, 00:28

Attached Image: Marte_Cooke_1988

Marte_Cooke_1988

 
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view post Posted on 26/12/2023, 23:51
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Questo a 728x.

Attached Image: Marte_Cooke_1988_2

Marte_Cooke_1988_2

 
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view post Posted on 27/12/2023, 01:28
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600x li ho tirati anche io con il c11, una serata speciale. Da 400x a 600x non ho visto dettagli in più, ma quella sera si reggevano i 600 permettendo una visone incredibile.
Posso capire che non sia facile crederci ma è successo anche a me, quindi non fatico a credere a Yor.
 
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view post Posted on 27/12/2023, 09:46
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Il discorso non è se sia possibile o meno.
600x si possono fare anche con un 10-15cm, ma oltre ad un certo valore la risoluzione non aumenta più, si avrà solo un'immagine maggiormente ingrandita.

Identica cosa per gli obiettivi da microscopio. L'estremo ingrandimento utile è circa 1000 volte l'apertura numerica.
Un obiettivo con a.n. di 0.65 per esempio, puoi tirarlo anche a oltre 650x, ma saranno ingrandimenti a vuoto senza effettivo guagnano in prestazioni.
Le leggi dell'ottica sono invalicabili.

Saturno lo osservo anch'io a 570x, ma con 450mm di diametro.
Sono arrivato anche a 810x, ma non ho avuto mai alcun beneficio.
 
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view post Posted on 27/12/2023, 13:31
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Questo può darsi, infatti come ho detto non vedevo dettagli in più, ma il maggiore ingrandimento era piacevole e vedere i dettagli un po più facile.
Per me è stata una esperienza emozionante e non è sicuramente una cosa da tutti i giorni, almeno dalle mie parti nel mezzo di una valle alpina.

Edited by JohnHardening - 27/12/2023, 15:59
 
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view post Posted on 28/12/2023, 10:14
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CITAZIONE (Valentino Melandri @ 27/12/2023, 09:46) 
Il discorso non è se sia possibile o meno.
600x si possono fare anche con un 10-15cm, ma oltre ad un certo valore la risoluzione non aumenta più, si avrà solo un'immagine maggiormente ingrandita.

ma infatti Yor non ha mica detto che a 600x vedeva più dettagli di 500x ( 2 volte il diametro) ha solo detto che li ha raggiunti in una notte magica.

CITAZIONE
Se i telescopi sono buoni e le ottiche lavorano ai valori F/D ideali per lo scopo per cui vengono progettate, si può fare

ecco qua invece dissento nel senso che non è che sia merito dell' F/12 che sei arrivato a 600x con un 25cm , il merito è dell'ottima qualità ottica degli specchi e del buon seeing.
Identica prestazione si sarebbe potuta ottenere con un f/4 (di pari qualità ottica ).

Ad es. io mi diverto ogni tanto a tirare il collo al mio piccoletto newton da 15cm f/4, ottiche GSO, e i suoi 450x sulla Luna li fa senza battere ciglio: siamo a 3 volte il diametro, ovvio li fa sulla Luna , su Giove non potrebbe farli ...

Su strumenti di maggior diametro raggiungere tali ingrandimenti è solo questione di seeing (non di rapporto focale)

Ovviamente i rapporti focali lunghi conservano tutti gli altri vantaggi: facilità di lavorazione, ampio campo corretto dal coma, facilità di collimazione etc.

CITAZIONE
Allego un paio di scansioni di copie dei rapporti osservativi. Il Cooke ha un diametro di quasi 400mm ma, in quelle sere, spesso utilizzai il praticissimo diaframma ad iride che mi permetteva di eludere sia le aberrazioni a tutta apertura, sia il seeing inclemente di quella torrida estate

stupendi disegni!! :woot:
 
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